La Chiesa
Mirabile gioiello seicentesco venne commissionata nel 1616, dalla congregazione laica Opera Pia Purgatorio ad Arco, all’architetto Giovan Cola di Franco, e consacrata nel 1638. La struttura fu concepita su due livelli, una chiesa superiore che rimandasse alla dimensione terrena e un Ipogeo, area cimiteriale, che rappresentasse concretamente il Purgatorio.
La cura delle anime del Purgatorio era uno dei punti principali della nuova chiesa controriformata e tutto l’apparato decorativo del Complesso venne ideato per ricordare, a passanti e fedeli, che le anime attendevano una preghiera in suffragio per potersi liberare dal fuoco del Purgatorio e ascendere al Paradiso.
La facciata, la decorazione della chiesa e della Sagrestia, gli arredi liturgici, ogni cosa rimanda al tema del Purgatorio, ed anche l’intero programma iconografico è dedicato al tema del trapasso attraverso testimonianze del Seicento: il Transito di San Giuseppe (1650-51) di Andrea Vaccaro, nella terza cappella a sinistra, la Morte o Estasi di Sant’Alessio, capolavoro giovanile (1661) di Luca Giordano, nella terza cappella a destra.
Splendida, nella sua preziosità, la tela della parete di fondo, raffigurante La Madonna delle anime purganti (1638-1642), di Massimo Stanzione, che sovrasta il Teschio alato, pregevole scultura marmorea di Dioniso Lazzari, oggi celato dall’altare; in alto, al di sopra dell’arco trionfale, corona la sequenza la scena classicamente composta di Sant’Anna offre la Vergine bambina al Padre Eterno (1670) di Giacomo Farelli, e lucente per i toni cromatici, nella prima cappella a sinistra, San Michele Arcangelo che abbatte il demonio (1650) di Girolamo De Magistro.
Fin dalla sua costituzione la Congrega del Purgatorio ad Arco aveva trovato ospitalità in istituzioni cittadine prima nella Parrocchia di Sant’Arcangelo a Segno, poi nella chiesa di Santa Maria della Rotonda e infine nella piccola chiesetta di Sant’Angelo a Segno posta a pochi passi dal luogo nel quale sarebbe sorta la nuova chiesa dedicata alla Madonna delle anime del Purgatorio.
La realizzazione dell’opera fu resa possibile da un lascito di 4000 ducati ad opera di Pietro Antonio Mastrilli – cavaliere napoletano e avvocato fiscale della Gran Corte della Vicaria – destinato proprio all’edificazione della nuova chiesa.
Nel 1616 l’architetto Giovanni Cola di Franco ebbe incarico dalla Congrega di edificare sulla stretta via del Tribunale una chiesa lì dove sorgeva un antico arco oggi scomparso e di assicurare così una sede definitiva all’associazione nobiliare.
Venne acquistata una taverna con le antiche cantine così da poter prevedere una parte superiore, destinata a diventare una delle più fulgide testimonianze della decorazione barocca, e una parte inferiore, pensata proprio per rimandare simbolicamente al concetto di Purgatorio dove avrebbe trovato spazio la Terra santa – una piccola zona cimiteriale – destinata ad accogliere i corpi dei confratelli.
Cola di Franco avrebbe operato nella chiesa fino al 1619 anno nel quale ebbe inizio l’attività di Giovan Giacomo di Conforto uno dei più importanti architetti del Regno che divenne personaggio fondamentale per gli sviluppi dell’architettura di ispirazione contro-riformista.
Anche la chiesa del Purgatorio ad Arco, d’altronde, venne concepita secondo le indicazione del Concilio di Trento ad un’unica navata con cappelle laterali, e con una cupola luminosa che si innestava nello spazio tra la navata e l’area presbiteriale.
La grande novità però relativa alla struttura stessa della chiesa fu la creazione di una chiesa inferiore concepita non come un semplice ipogeo ma come una chiesa vera e propria destinata allo svolgimento di una serie di funzioni, ma, soprattutto, pensata per rendere materialmente, nella sua scarna e austera semplicità, quel mondo ultraterreno che ospitava le anime da salvare con l’ausilio di messe e preghiere.
La chiesa venne consacrata il 2 novembre del 1638 ma i lavori proseguirono per tutto il Seicento e fu ancora un lascito di un rappresentante della famiglia Mastrilli, Giulio – morto nel 1652 – a determinare la decorazione della zona presbiteriale.
Agli inizi del Settecento si intervenne nelle decorazione della facciata e delle cappelle laterali ad opera di Nicola Tammaro e di Pietro Ghetti. Durante l’Ottocento la chiesa non godette di interventi sostanziali fatta eccezione per la sagrestia rivestita da pregiati armadi in noce.
La chiesa dopo il terremoto del 1980 ha goduto di una serie di interventi di restauro ed oggi si presenta in ottimo stato di conservazione.