WRITING ON THE EDGE – Versus. Utopia.
WOTE – WRITING ON THE EDGE
Klara Charlotte Zeitz
Parte I
mondo frammentato al punto zero
arrivati ai margini del mondo sotterraneo
messaggi neri e mortali dal mondo di sopra
le immagini ancora più inquietanti
sofferenza: troppe imposizioni di legami innocenti
e tante opinioni professate che sono così lontane dalla verità
tuttavia si trasmette solo la propria immagine speculare
come si può tornare a essere umani
dietro a tutta la trasparenza che si è creata
consentire la vulnerabilità all’ignoto
in superficie che è diventata dura e diffidente disagio
chi si nasconde dietro i nomi, le immagini, le cause scatenanti
le parole diventano bombe e
i sentimenti vengono gettati nel guscio
mentre le persone vengono recuperate a pezzi
sull’abisso dell’inferno
beati i piangenti, perché saranno consolati
giorni contro il buon senso
un tentativo fallito
di umanità
in sintesi
era un tentativo
di suscitare una disposizione scoppiettante con piccoli gesti
una vibrazione in scintillanti giorni d’estate
la mia finestra temporale si chiude
perché non c’è nemmeno un tremito
e io volevo almeno creare questo
un suono tremolante
come il lancio di un sasso
sulla superficie dell’acqua
offerta – richiesta
richiesta – ritiro
voglio fuggire dalla città
dalle facce
dalle chiacchiere e
dalle spinte e spintoni
in breve, dal clamore delle voci
voglio il silenzio intorno a me
credere nel selvaggio
e perdermi in luccicanti
elastici luoghi sfuggenti
che mi stirano dall’interno
e lasciano segni di pressione
sotto i miei piedi
in netto contrasto con il tuo ritiro silenzioso
e il pensare taciturno senza azione
voglio un crescere insieme ferocemente
che provoca il mio senso del tatto
come bolle di sapone
che il vento intreccia nello spazio intermedio
none of that holds water
i giorni si disperdono
la sera comincia a profumare
di fieno umido
cerco di immaginare ogni impressione sensoriale nelle mie camere interiori
macchie di luce sulle mie cocce e la parte inferiore delle gambe
siamo in un posto che sembra un frutteto
per ora sono solo le ciliegie che maturano sugli alberi
nonostante la pioggia, le notti sono ancora calde e spesse
divento una piscina senza fondo e cerco
di non sopprimere i fatti della realtà
ma di viverli consapevolmente fino in fondo
l’acqua arriva dall’alto e dal basso
come metodo di trasformazione
nuoto
sotto la doccia
nelle vasche
nei pozzi
nelle piscine
nei laghi
nei fiumi
e nell’oceano
nuotare era la prima cosa che sapevo fare
i tempi sono suddivisi sotto forma di onde
un pezzo di lago in pendenza su un lungo nastro
l’unico modo per arrivarci è danzare in quattro corsie
con i capelli gocciolanti
e i fianchi che affondano dall’alto verso il basso
il ritmo è una forma
per tagliare il tempo
un bilanciamento di
cuore, cervello e mano
un riflesso
dei segni composti
che vogliono essere interpretati
parlami nel crepuscolo
con attenzione e tranquillità
suggeriscimi qualcosa
che la realtà rimane ancora fuori
parlato all’orecchio più alto
nessun ritorno al gesto
solo alla sensibilità
e all‘empathia
ti percepisco come movimento
mi lascio andare
ti appoggio all’indietro
ci tocco
e ombreggio
il mio sguardo senza ostacoli
i tuoi occhi diventano finestre
su una terra
in cui mi trovo con chiarezza
terra fertile sotto i miei piedi
sopra il cielo bianco-azzurro senza confini
finché il mio petto non si gonfia in un mare di onde
sul cui fondo mi lascio cadere
fino a non sentire più alcuna differenza
tra acqua, terra, brace e lava
perché tutto in me ha teso una rete di fili d’argento
intorno a noi
cose selvagge
mi inondano
da secondo a secondo
i fatti si sciolgono
cambiano la forma
le esagerazioni si piegano
le linee assomigliano al mio riflesso interiore
vulnerabilità trasparente
in parole cristalline
riassumendo il mio confine più esterno
mi stai aprendo
in versi intorno al mio centro
in modo che io possa afferrare tutte le parole che sono state perse per tanto tempo
modelli incostrati
notte senza sogno
un lasso di tempo
dalle accuse oscurate
e se non ci fosse nessuna luce dietro la frattura?
e l’oscura apocalisse
continuasse semplicemente?
senza incendio mondiale
mi incontrerai
dall ́altra parte
o lasciamo tutto al caso
ai margini della mia pelle
brucia
bolle
vapora
il mio corpo
prima di aprirsi e
collassare efficacemente
in forti ampiezze
mi rompo
mi apro
irrompo
vengo
arrivo
da me
è solo il preludio
l’exitus promesso
da tutto quello che è successo finora
il debutto della mia nuova formazione
un sogno lucido
abbagliante nella sua luminosità
lo spazio dietro il cielo
da cui dipende l ́oscurità
all’orizzonte
un suono di voce sentimentale
la natura è all ́interno
provo
a trasferirci
da quel
conosciuto
immutabile
passato
in diversi
sconosciuti
potenziali
futuri
li dove i miei capelli alla luce prendono il loro colore più esterno
dove la mia sintasi si incrocia
dove l’aria si rompe in vetro blu e rosa
dove le piccole schegge
si trovano tra gli strati di pelle
spingendoli avanti e indietro
tra gli arti
sento la memoria incarnata
il mio centro del dolore interiore
si trova sulla mia fronte
direttamente sopra gli occhi
quando inizia a vibrare
la mia vista si annebbia
incantesimo di difesa
perlustro le mie vene
penetro nel mio pascolo
e cerco
nei miei paesaggi
non poco rovinati
nella sede delle ombre
tesori scintillanti
ma la volontà chiara può essere anche tenera?
nessuna contraddizione
confortante
mantenere finalmente la calma
per la via breve
o per la via lunga
piacevole
ti inserisco
con sensibilità
negli spazi tra le mie fratture
mi risveglio dal basso verso l’alto
per andare avanti senza più perdermi
istruzioni per l’azione
reinventarsi
voci spettrali appese alle vecchie pareti
come una sirena cercano di glorificare il passato
disgeno il mio spazio
scrivere è solitudine
ma è una struttura gratificante di pensiero creata per il lavoro sulla memoria
una nuova vita in cambio della vecchia
la decisione di andare via
è stata presa da qualche parte nel mezzo
nessun prima
né dopo
questo periodo intermedio
he scoppia di potenza e di potenziale
questa assenza di immaginazione è
la devozione incondizionata al presente?
i take momentum
the spell is broken
macchie di luce si disperdono
come perle di conchiglie calcaree sul soffitto
con cura metto in ordine le gocce
che raggiungono il tuo corpo
i miei polmoni bevono e bevono
il sapore del sole e della clorofilla
la tua sagoma si insinua nella luce scintillante
stiamo parlando di qualcosa che richiede separazione e ombra
nessun orizzonte
solo uno sipario
una luce che consuma
tra le lenzuola che scorrono
appese ad asciugare
sono sempre stata convinta
che il modo migliore per nascondersi sia esporsi
la sera morbida e tiepida
come se venisse dal nulla
una risata dura e rumorosa
come una presenza lontana
ci avvicina allo sfondo
nell’angolo di osservazione ci inserisco
nella casa, che è fatta solo di luce e di finestre
trasparente, ma non è fatta di vetro
è più della natura del vapore
le sue pareti si contraggono e si espandono a mio piacimento
ci guardo come attraverso una sfera di cristallo
che ci mostra come siamo realmente
cristallo sagomato che brilla nel tempo
una debole aureola si estende
dalla riva della parete superiore
e vedo il tuo tetto
cambiare come il mare
che danza su uno sfondo di nuvole
mescolandosi con il fumo
casa del vento nel crepuscolo
in cui ognuno di noi si riappropria della notte
criptico, abbagliante, un eccesso di grazia, bellezza e significato
ritmo tonante
nero magnetico
un odore di acqua salata
un sipario di velluto
lego questa immagine nella fessura bianca bluastra
le figure vengono trasmesse
figure che non salvano ma riparano
queste creature piumate attraversano l’aria aspettano tra un vortice e l’altro
premono attraverso dischi che si frantumano
le mie mani profumano di ciliegie e fiammiferi
di zucchero e zolfo
inghiottite dall’oscurità che si gonfia
le mie notti insonni mi sembrano
come se qualcuno avesse versato qualcosa in me premo le dita nella vite selvatica
che cresce sulla facciata
sospiro
e sento il peso familiare
di essere a casa
breve – come un’intuizione
come un leggero vantaggio
l’acqua scorre, quasi a volermi annegare dall’interno
cerco di capire
come gli spazi del passato
si inseriscono nella geometria dei sogni
come sostanza calda dell’intimità
il mio luogo interiore è tranquillo, come sott’acqua
dove la notte è eterna e tutto si svolge sotto la copertura dell’oscurità
come se la memoria non fosse un ricordo, ma un organo interiore
qualcosa che è arrivato molto prima del primo mattino,
prima della prima luce dove sono possibili molteplici arrivi
il mio luogo esterno non vuole essere chiuso
pulsa e sembra muoversi senza difficoltà
per spostarsi da un’altra parte
verso altri tempi e altri piani
inquietante, una rete nella prosperità e nella rovina
un lasso di tempo di esperienze e probabilità
come il sogno e la memoria
mi assumo la paternità
modulo il mio bisogno di contestare e scelgo il mio movimento
non chiedetemi del quando
è la domanda sbagliata
chiedetemi se accadrà, se inizierà
questa è la domanda cruciale
e se ci incontreremo
perché se non accadrà
ogni passo è stato inutile
l’isolamento dell’isola si traduce in vicinanza
quando mi trovo in cima alla montagna
e misuro la distanza.
rimane solo un’illusione.
i crateri riposano – la terraferma si avvicina alle isole
le isole si avvicinano l’una all’altra
la mia isola fa da ponte verso la tua
in profondità solo meduse e tentacoli
che si estendono e si contraggono in modo vibrante
non c’è movimento più vero
del battito di questi animali
se solo potessimo tutti muoverci in modo così vibrante
una danza di muscoli al ritmo del respiro
per incontrarti:
appendo una lettera all’albero del porto
che il vento ti porterà
mi strappo tre capelli e li lascio al vento
faccio vorticare la sabbia sotto i miei piedi, a onde
ci sputo sopra del vino, perché senza l’ebbrezza tutto è insipido
mangio i fichi dall’albero, lentamente, perché la dolcezza duri nel tempo e posso leccare il succo dal mio polso con gusto
lascio cadere una goccia di sangue nell’acqua
raccolgo il timo selvatico e ne faccio una ghirlanda
raccolgo schegge lucide e scintillanti e le lancio insieme in un ampio arco il più lontano possibile
stacco le spine una per una
così tutto si riunisce e si forma un nuovo cosmo
canto la canzone senza paura
l’isola porta la mia testa
volano scintille
una stella è caduta e sta bruciando sul mio petto ancora, croce e cuore.
venite per aiutarmi, vecchi compagni
è ora
cosi vi alzerete
cosi mi alzerò
e allora urleremo insieme
e la gara sarà finita
mentre le temporalità si stratificano l’una sull’altra
mentre un cerchio trova il successivo
e il vecchio luogo mi intrappola di nuovo
ai piedi della montagna craterizzata
circondato dalla luce dell’abisso
tra bagliori, fumo e vene d’oro
la dea di lava
che sigilla il mio destino
dove un tempo ha preso il suo corso
questa pulsazione ora procede
una premonizione
come una chiave per il mio corpo
ti lascio entrare
nei miei spazi
nei miei sogni
dove illumini l ́oscurità
non conto i battiti del cuore
vado a rintracciare i paesaggi
the breath of a house is the sound of voices within
nove lune piene
il verde che si trasforma
la nascita della voce
decoro abbondantemente con torce e rami e foglie di primavera
brucio tutto ciò che è vecchio
la morte come controparte
un elogio a tutte le tombe e alle fenditure della terra
che si aprono
e a tutte le piante velenose di questo mondo
tu
insegui 10 lune in orbita
e mi insegni la grande svolta del mezzogiorno
che non riesco influenzare
la notte nera come il catrame
come un ricordo freddo
mi riporta indietro
se tu non fossi qui e ora
saprei
ma non ci sarebbe spazio di manovra
nel buio
simile a un’alga
pianta ombrosa
che si snoda
intorno alla tua visione
e la mia pelle etichettata
da ricordi millenari
per liberarmi
attraverso il tocco
era questo che mancava
in retrospettiva
sono più vicino alla vita che alla morte
la tua stranezza mi colpisce e mi svuota
l’immagine staccata
finalmente non più nella mia testa
ma con il respiro avido
tutto mi scorre addosso
le mie ciglia si muovono e scintillano
una forma di contraddizione
ad una velocità sussurrata
i peli delle mie braccia si rizzano
ti sollevo
su ali notturne
pulso
fino all’ultima conseguenza
trattengo il respiro e scendo di nuovo in universi grigio-blu
i polmoni impermeabili
come un milione di pesci d’argento scintillanti
come l’acqua degli oceani del mondo che ondeggia in una grande onda verde
noi: sale veloce, la sconfinata
passionalità
ci porta in alto dalle creste delle onde
corde sciolte
ma non si tratta solo di me
non si tratta solo della tua mano sul mio collo
ma del contatto tra i nomi, i mondi, i fremiti
dove ti senti toccato quando ti sfioro
quando ogni tenerezza cede il passo all’urgenza
ispiro i tuoi momenti passati
a una grande misura immateriale
e tra tutte le lenzuola
dove i nostri corpi si sono distesi si pone la questione dell’emozione
cosa ti muove.
cosa ti rapisce
dove ti contorci.
e dove ti comprendi.
quante volte ti leghi.
e quante volte questo ti condiziona.
cosa ti libera.
e dove fluisci.
senza ragione né controllo né conformità